Siempre pa' lante y nunca pa' tras

agli inizi(negli anni 80) era la disco music,le feste nei locali,le cassette per gli amici.......poi per anni solo ascolto,rock,disco,pop, arrivando fino al jazz...,passando dal jazz,al latin jazz e sette anni fa resto folgorato dal latino puro....il primo corso di salsa a Seregno presso il Blu caribe con Vittorio Filocca,il primo corso di musica dal maestro Rodolfo Guerra e dal famoso percussionista El Chato,poi al Playa Sirena di Lissone ora BLS con Alessandro Sebastiani,Eleonora Pagliano e Stefania(stefina) Zanellato,ho seguito stage con i più importanti ballerini Eddie Torres (il mio preferito),Agel Rodriguez,Supermario,Fernando Sosa,Chaka Brown....La mia passione per la musica,il ballo e la cultura latinoamericana,mi ha portato in questi anni a collaborare con i più importanti siti di riferimento della salsa in Italia,intervistando i più grandi artisti internazionali come Johnny Pacheco,Ismael Miranda,Tito Puente jr.,Tito Rodriguez jr.,Machito Jr. (i Big Palladium 3),Omara Portuondo,Tito Nieves,Los Van Van,Monchy e Alexandra...grazie agli amici e dj's Pino Valerio e Fabrizio Zoro,mi sono appassionato alla salsa classica,in particolare degli artisti venezuelani...il mio mito è Ray Perez.....da due anni faccio il dj e seleziono musica latinoamericana a 360° prediligendo la salsa classica e quella portoricana,il latin jazz e la musica contemporanea di qualità. La programmazione delle mie serate la fa il pubblico,con sette anni di ballo sulle spalle ho affinato il colpo d'occhio in pista....e ogni serata è diversa....salsa,bachata,bolero,cha cha cha,boogaloo... .....un saluto a tutti coloro che entreranno nel mio blog,a tutti gli amanti della salsa e a tutti coloro che anche solo per curiosità si avvicineranno attraverso questo sito al fantastico mondo latino....

Tutti i Venerdì al Le Le Bahia di Lissone (MI)

esattooooooo....dal mese di Aprile tutti i Venerdì potrete trovarmi in consolle nella sala 1 del le le bahia di lissone....la cattedrale della salsa!!!!
Ricordo che l'estivo inizierà il 30/5/2008 al Park Cafè di Biassono.....con l'animazione di Luca P e i suoi Bailaconmigo.....con possibilità di usare anche la piscina,attrezzata con doccie e spogliatoi.....di mangiare panini.....
per le info
www.lelebahia.com

Locali dove ho suonato..

Magic Fly (Roma)
Maison Musique (Rivoli-TO)
Le le bahia (Lissone-MI)
Park Cafè (Biassono-MI)
Don Chisciotte (Galliera-BO)
Orsa Maggiore (Lecco)
La bottega latina (Nova M.se-MI)
Aldobaraldo (Torino)
Festival Latino '07 (Assago-MI) c/o Churù Merù
Stand Latino Senigallia Agosto 2007
La casa de Alegria (Corsico-MI)

eventi in collaborazione con
Ass.Pueblo Blanco di Davide Ricciardi (Savona)
Escuela de Baile Buena Suerte Max e Lory (Treviso)
Mania Latina di Mirco e Marzena (Torino)
Official salsero di Marco Francesconi e Mary



giovedì 10 maggio 2007

SAPENDO COSA STAI BALLANDO
RIUSCIRAI A BALLARE MEGLIO


STRUTTURA MUSICALE DELLA SALSA

Ce ne sarebbero di cose da dire...tipo parlare delle squadrature del pezzo che dal punto di vista musicale sono estremamente interessanti....ecc...
iniziamo invece da questo,poche nozioni,semplici ma precisi dettagli che potranno esserti utili per “interpretare” una salsa……….

La quasi totalità delle salse presenta una ben precisa struttura musicale che si compone tipicamente delle seguenti sezioni:

1. introduzione --> tipicamente 2 o 4 battute,quasi sempre è solo strumentale,in questa fase viene accennata la melodia del pezzo.

2. melodia --> parte cantata dal singolo cantante...in questa sezione non ci sono particolari accenti degli strumenti...l'enfasi è tutta sul cantante
Nel prime due sezione dal punto di vista degli strumenti che vengono suonati sia hanno: pochi fiati (solo deboli accenti che spesso cadono in corrispondenza della parte 3 della clave), bongocero suona il bongo, e il timbalero suona la cascara (ossia i pattern [ figure ritmiche] musicali sull'esterno dei timbales).

3. montuno --> è la parte centrale del pezzo in cui inizia il colloquio cantante - coro...avviene dopo uno stacco ben preciso che è inserito per dare ancora più enfasi al crescere dell'intensità del pezzo.
In questa sezione, dal momento che l'intensità va crescendo, si ha il bongocero che smette di suonare i bongo e suona la campana de mano, il timbalero che suona la Campana Mambo, e i fiati che accentuano sempre più la loro presenza con maggiore intensità.

4. descarga --> in questa sezione si da libero sfogo ai virtuosismi dei musicisti. Le Descargas possono essere di percussioni (timbales, congas, bongo...) o di strumenti (tipicamente piano,ma anche fiati!!!)

5. mambo --> parte in cui riprende il colloquio cantante coro, ma questa volta in una cornice ancora più intensa, con la presenza di fiati, desgargas varie dei timbales...è la parte in cui
Nel Mambo si ha il top dell'intensità...fiati, campana de mano e mambo bell e/o piatti, cantante, coro, virtuosismi di congas in sottofondo, piano...suonano tutti insieme!!!

6. giro di chiusura...in tale giro viene tipicamente ripreso il tema dell'introduzione, con un abbassamento netto dell'intensità musicale per cui qui vale quanto detto all'inizio (pochi fiati (solo deboli accenti che spesso cadono in corrispondenza della parte 3 della clave), bongocero suona il bongo, e il timbalero suona la cascara (ossia i pattern musicali sull'esterno dei timbales)

venerdì 4 maggio 2007

La Musica dei Caraibi



La Musica Caraibica è l'insieme degli stili e delle tradizioni musicali delle isole del Mar dei Caraibi. La musica caraibica comprende la musica delle isole anglofone (le ex Indie Occidentali britanniche), ispaniche (principalmente Cuba, Puerto Rico e la Repubblica Dominicana) e francofone (principalmente Haiti, Martinica e Guadalupa). Rientra nella categoria anche la musica di paesi continentali come la Guyana, il Suriname e le regioni costiere del Messico, dell'America Centrale, della Columbia e del Venezuela. La musica caraibica spazia dai generi folk tradizionali come l'aguinaldo di Puerto Rico o il mento giamaicano, alle forme popolari tradizionali come la salsa e il reggae.
2) CARATTERISTICHE MUSICALI
È possibile stabilire alcune generalizzazioni in merito ai tratti comuni della musica caraibica, anche se le differenze al suo interno risultano essere nettamente marcate. Molte espressioni musicali della regione combinano caratteristiche di derivazione africana con elementi occidentali: una sintesi originale che, iniziata con la colonizzazione europea e l'importazione degli schiavi dall'Africa e attiva ancora oggi, dà vita a uno stile denominato creolo, o sincretico. L'influenza africana si manifesta nel carattere fortemente sincopato dei ritmi (con l'accentuazione dei tempi deboli), nelle formule vocali responsoriali (a chiamata e risposta) e nell'uso dell'ostinato (ripetizione insistita della stessa frase musicale), il tutto sostenuto armonicamente da semplici accordi.
3) STILI
La musica caraibica può essere suddivisa in tre categorie: folk, classica e commerciale. Gli stili folk, perlopiù di diretta derivazione africana, sono caratterizzati dalla predominanza delle percussioni e delle formule a chiamata e risposta. In questa categoria rientra la rumba cubana, la bomba portoricana e musiche associate a religioni afrocaraibiche come il vudù haitiano e la santería cubana. Altri generi di musica folk riflettono più da vicino l'eredità europea, come il jibaro portoricano e il punto cubano, che impiegano una forma strofica derivata dalla musica spagnola e usano chitarre o strumenti analoghi. Gli indocaraibici, discendenti da immigrati dall'India che costituiscono il gruppo etnico maggioritario di Trinidad e della Guyana, posseggono una ricca tradizione musicale autonoma, che comprende sia canti folk tradizionali sia stili pop moderni (il chutney).
Soprattutto a Cuba, grazie a musicisti di formazione accademica, si svilupparono nell'Ottocento forme di musica classica dalle accentuate caratteristiche locali. Gli stili principali di questa categoria sono la contraddanza (nota al di fuori dell'isola con il nome di habanera) e il danzón, uno stile di danza più leggero e più ritmico. All'inizio del Novecento, Cuba produsse diversi compositori classici di alto livello, come Ernesto Lecuona, Alejandro García Caturla e Amadeo Roldán.
Le forme musicali caraibiche più note sono le danze popolari moderne. Nei Caraibi ispanici i generi principali vengono da Cuba, e sono il son, il cha cha cha, il bolero e il mambo. Dalla metà degli anni Sessanta si è diffuso a livello internazionale il genere chiamato salsa: una versione aggiornata del son cubano e degli stili a esso collegato. Negli anni Settanta ha acquistato popolarità il merengue dominicano.
Lo stile caraibico forse più celebre internazionalmente è il reggae, emerso verso la fine degli anni Sessanta in Giamaica come reinterpretazione locale del rhythm and blues statunitense. La popolarità di questa musica è legata ai suoi ritmi contagiosi, alla ricchezza di spunti politici e sociali dei suoi testi e alle peculiari doti interpretative di cantanti come Bob Marley e Peter Tosh. Un'altra danza che ha raggiunto rinomanza internazionale grazie anche a un interprete come Harry Belafonte è il calypso, originario di Trinidad.
4) STORIA
La storia della musica caraibica ha inizio con i nativi che abitavano le isole prima dell'arrivo degli europei. I cronisti spagnoli descrivono alcune pratiche musicali delle popolazioni indigene, tra cui l'areito, cerimonia in cui i partecipanti cantavano e danzavano in cerchio attorno a una piccola orchestra di tamburi di legno, sonagli e altri strumenti a percussione. Già nel 1600, però, quasi tutte le popolazioni indigene dei Caraibi erano state sterminate, e con esse la loro musica e la loro cultura.
La musica caraibica dell'epoca successiva emerse, come si è detto, come un prodotto delle interazioni tra gli schiavi africani e i coloni europei. Si usa distinguere tra colonie da insediamento, come Cuba e Puerto Rico, e colonie da piantagione, come quelle delle Indie Occidentali britanniche. Le prime richiamarono grandi quantità di europei e produssero vive culture creole, tendendo a consentire la conservazione e la continuazione delle pratiche musicali africane. Nel XIX secolo la borghesia locale di queste colonie coltivava una viva cultura creola, con generi musicali come l'habanera e il danzón. Nelle colonie da piantagione britanniche la repressione culturale fu pesantissima, e il commercio degli schiavi terminò prima, così che le tradizioni neoafricane declinarono. Inoltre, in queste colonie non si sviluppò una musica creola borghese a causa dello scarso numero di residenti europei.
Nel Novecento, l'avvento dei mass media – soprattutto dischi e radio – stimolò la formazione degli stili musicali popolari da ballo, spesso a scapito della musica folk tradizionale. I nuovi stili si formarono sotto l'influenza della musica commerciale statunitense, combinandola con le tradizioni locali. Negli anni Sessanta le formazioni più ridotte e gli strumenti amplificati elettricamente presero il posto delle grandi orchestre, adottate dalle big band del jazz nei decenni precedenti. Dopo l'impegno sociale di uno stile come il reggae, le ultime tendenze della musica caraibica vedono l'affermarsi della più sentimentale e apolitica salsa romántica e del leggero e disimpegnato merengue, accanto a forme edulcorate di reggae da discoteca.

giovedì 3 maggio 2007

Intervista a tito Rodriguez Jr.


Finalmente il gran giorno è arrivato e il mio sogno si sta avverando: incontrare e intervistare i Big 3 Palladium. Tito Rodriguez, Machito e Tito Puente, tre stelle incontrastate del firmamento del Mambo e della musica Latino Americana dagli anni ‘50 ai giorni nostri, erano i padri dei Big 3.
In questa serata fantastica, il Festival Latinoamericando ospita quello che si prospettava un concerto di livello molto alto (e così è stato, n.d.r.), per la rappresentatività dei musicisti e per i pezzi classici che sarebbero stati proposti nelle tre parti del concerto.
Gli artisti mi stavano aspettando nel back stage: con mia grande sorpresa, non avrebbero rilasciato un’intervista collettiva, come mi aveva invece preannunciato l’ufficio stampa del Festival, ma ogni artista si sarebbe gentilmente concesso per un’intervista one-to-one. Ognuno di loro si è aperto completamente e si è reso partecipe e disponibile alle numerose domande che avevo preparato con l’aiuto di Tommy Salsero.
Dopo il naturale imbarazzo iniziale davanti a nomi così importanti, inizio l’intervista con Tito Rodriguez Jr., un uomo posato e tranquillo, che mi mette immediatamente a mio agio con la sua estrema calma e simpatia.

Tito, raccontaci della tua carriera musicale e di come e quando è iniziato questo grande progetto.

Il progetto The Big 3 Palladium Orchestra, ha avuto inizio nel 2001, quando Mario Grillo-Machito Jr. decise di contattare me e Tito Puente Jr. parlandoci del suo sogno di creare un’orchestra che riproponesse i pezzi dei nostri genitori e dell’idea di condividere la selezione musicale di questi artisti per portare avanti la loro tradizione e farli conoscere alle nuove generazioni.

Quali sono stati i tuoi riferimenti musicali?

Ne ho avuti diversi…direi Tito Puente…e naturalmente, prima di tutti, mio padre, … ma a dire la verità io amo molto anche altri generi musicali. Sono stato un grande fan di Frank Sinatra, di Tony Bennett…amo l’orchestra di Count Basie…molti sorridono quando nomino James Taylor. La sua musica non è esattamente come quella che suono, ma ne sono affascinato, e mi piacciono molto i testi. La semplicità della sua musica è ciò che mi colpisce maggiormente…non nascondo che sono un suo grande fan.

In Italia conosciamo “Eclipse”, che viene spesso utilizzato per insegnare sala nelle scuole di ballo. Pensi di produrre un altro disco con questo bellissimo stile classico?

A dire la verità, proprio in questo periodo sto selezionando del materiale per un nuovo album. Posso anticipare che anche questo nuovo lavoro sarà sicuramente molto fruibile dal punto di vista del ballo.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Abbiamo firmato un nuovo contratto con la nostra casa discografica, la BPR….abbiamo date fissate per i concerti fino a fine anno e anche per il 2006…inoltre mi devo occupare del mio album. Direi che c’è molto da fare!

Hai mai pensato di cantare in coppia con Gilberto Santarosa tutti i successi di tuo padre?

Sembrerà strano ma l’ho già fatto. Gilberto è un grande fan di mio padre. Ed è soprattutto un caro amico. Con lui ho già suonato a Porto Rico. Il mio legame con Gilberto, anche dal punto di vista artistico, è molto forte. Capita che, soprattutto in occasione degli anniversari della morte di mio padre, Gilberto organizzi dei veri e propri “tribute shows”. Quindi più o meno ogni anno facciamo qualcosa insieme…un grande concerto…una serata danzante…dipende…

Che cosa pensi del nuovo boom della musica latina degli anni Settanta, e di quella degli anni Cinquanta come il mambo, e della ricerca che gli artisti stanno facendo per tornare alle radici di questa musica?

Non sono un grande fan di ciò che si produce attualmente, in termini di salsa, o diciamo mambo, che poi è il nostro genere. Non dico che sia male, intendiamoci, ma è comunque una versione….annacquata….diciamo così….di quello che suoniamo noi. Tutti abbiamo delle radici, e queste indubbiamente non cambiano. Sai, la musica è un ciclo…succede che la gente prova cose nuove, e queste cose diventano vecchie. Il ciclo si completa poiché i nuovi musicisti fanno riferimento al passato. Questa è una cosa positiva…la gente torna indietro nel tempo perché le nuove generazioni possano veramente capire da dove viene questa musica. Questo ciclo è molto importante.

Quali sono ancora oggi i musicisti più importanti per il tuo sviluppo come artista?

Come artista sicuramente Tito Puente. Ammiro il suo modo di essere un musicista completo. Ci sono ben pochi artisti così formati, in grado di scrivere, arrangiare, suonare. Lui è uno di loro. L’altro è Mario Bauza….e aggiungerei Ray Santos, un incredibile arrangiatore che ha collaborato con mio padre per moltissimi anni. E ora lavora per me.

Quali erano le principali differenze tra le tre orchestre del Palladium?

Bella domanda! È strano…suonavano tutte nello stesso periodo ma ogni orchestra aveva il suo “sapore”. L’orchestra di Tito Puente era modellata su un drummer, mentre l’orchestra di Tito Rodriguez aveva come punto di riferimento un cantante, così come quella di Machito. Quindi ogni segmento della nostra performance ha una propria identità, Ogni performer ha il suo feel…e gli spettatori lo sanno, ed è proprio questo che piace. Ognuno di noi suona per mezz’ora: senza dubbio tutto è mambo, ma ognuno lo interpreta con il suo stile.

Quali sono a tuo parere gli artisti più rappresentativi del mondo della salsa?

(Anthea provocatoria) I loro papà…

(Scoppia in una risata)….a parte loro tre che per me rimangono fantastici….non possiamo negare l’importanza di artisti come il Gran Combo, Cheo Feliciano….

Gilberto…

Gilberto…come nominarlo senza nominare Willy Rosario, dato che ha iniziato con lui. Gilberto ha il suo stile, mi piace molto, ma…è più….new wave...non so se mi capisci. Per tornare al discorso di prima, rappresenta ciò che sta succedendo in questi anni. A mio parere, è l’artista più bravo nel mantenere viva la tradizione, ma dando anche un nuovo gusto alle generazioni più giovani

Oggigiorno utilizziamo molto i termini “salsa dura” o “salsa brava”. Negli anni Settanta questi termini venivano usati?

Devo ripetere quello che affermò a suo tempo Tito Puente: la salsa è quella di pomodoro per gli spaghetti! È un termine molto commerciale, studiato per far conoscere questa musica al mondo, ma si tratta di mambo…son montuno…cha cha cha…è semplicemente questo…

Concordi con chi dice che negli anni Cinquanta il latin jazz era più semplice da ballare rispetto a molte produzioni odierne, più centrate sull’ascolto che sul ballo?

Penso che la musica dei nostri genitori fosse fondamentalmente diretta ai ballerini. Naturalmente conteneva parecchio jazz, ma se vi mettete ad ascoltare band come quelle di Perez Prado, di Machito…era indubbiamente musica per chi si voleva divertire ballando!

Pensi che il reggaeton possa rappresentare la fine della salsa…o del mambo…oppure rappresenta qualcosa che prima o poi si fonderà con questo stile?

Non conosco molto il reggaeton, non lo ascolto, quindi sono la persona meno adatta a rispondere a questa domanda.

(A questo punto mi viene chiesto di spegnere il registratore…)

Devo proprio dirlo…ODIO il reggaeton! (Altra risata generale)

Pensi che il futuro del mambo moderno e del latin jazz risieda nel boom delle sale da ballo, un fenomeno che sta diventando sempre più importante in tutto il mondo?

Sì, devo rispondere di sì…senza dubbio sta tornado tutto come dovrebbe essere. Ritengo che questa musica sia per chi balla. Abbiamo recentemente suonato al Blue Note, e la gente ballava. Ed è risaputo che il Blue Note è tutt’altro che una sala da ballo! Io penso che davvero stiamo tornando al passato, ed è così che deve essere.

Vuoi dire qualcosa agli amici de La Salsa Vive?

Certo! Voglio salutare tutti gli amici de Lasalsavive, è un onore per me essere qui a Milano con Tito Puente Jr. e Mario Grillo. Mi hanno raccontato di quanto siate entusiasti del genere musicale che suoniamo, ed è un vero piacere per me suonare per voi. E vorrei aggiungere questo…un grazie caloroso anche per il supporto che molti di voi hanno dato e continuano a dare alla musica di mio padre. Grazie infinite!

intervista a Machito Jr.




Ci racconti qualcosa del progetto Big 3 Palladium Orchestra?

Il progetto è nato nel 2001. Abbiamo semplicemente avuto l’idea di creare un’orchestra-tributo ai nostri padri Machito, Tito Puente e Tito Rodriguez. Come prima cosa ho preso contatti con Tito Rodriguez Jr., io e lui ci eravamo già esibiti insieme e le serate erano andate molto bene. Quindi abbiamo deciso di sviluppare l’idea e abbiamo creato un’orchestra che potesse riproporre la musica delle tre famose orchestre dell’epoca. Ovviamente questo ci ha dato l’opportunità di suonare in prima persona, ma allo stesso tempo ha permesso a coloro che non avevano mai sentito le tre orchestre dal vivo di ascoltare la musica di questi tre grandi artisti.

Che cosa pensi del nuovo boom della salsa tradizionale degli anni Settanta e di quella degli anni Cinquanta come mambo e Latin Jazz e di questo ritorno alle radici da parte di molti musicisti e gruppi?

Io dico sempre che ciò che è “bueno” è “bueno”…passeranno dieci, cinquanta o cento anni, ma la qualità è destinata a durare. La musica che oggi tutti chiamano salsa, che in definitiva è musica afro-cubana, ecc. ecc., è una musica davvero interessante e oggigiorno abbiamo molti artisti di alto livello come Victor Manuel, Gilberto Santarosa, La India, Marc Anthony…gente che sta facendo muovere la musica latina verso il futuro. Tito Nieves è un altro esempio. Noi siamo estremamente felici di vedere orchestre, come ad esempio la Spanish Harlem Orchestra, riprendere temi che furono molto popolari negli anni Settanta dando loro nuovi arrangiamenti e un volto nuovo. Quindi la gente può sfruttare questa musica non una sola volta, ma due. Si ricordano del classico, ma amano anche la nuova versione, così come amavano l’originale. Per noi tutto ciò è ovviamente positivo.
Quali sono stati i musicisti più importanti del passato per la tua formazione musicale?

Devo dire che sono molti. Naturalmente mio papà e mio zio Mario Bauzà. Non posso non menzionare l’influenza della sezione ritmica dell’orchestra di mio padre di quei tempi, che includeva Ubaldo Nieto, Josè Mangual Sr. e Carlo Patato Valdes. Questi maestri mi insegnarono molto dal punto di vista ritmico. A cinque anni iniziai ad ascoltare la musica di Tito Puente, e questo cambiò la mia vita. Nella sua musica trovavo immensa energia e profonda competenza. Per questo mi interessava. Ma sono passati quasi quarantacinque anni e ancora mi interessa! Quindi posso dire che Tito è uno dei miei punti fermi. Poi Dizzie Gillespie, fondamentale per il mio sviluppo musicale, come musicista, come direttore e come amico.


Quali erano le differenze principali tra le tre orchestre del Palladium: Machito, Tito Puente e Tito Rodriguez? (forse qui è meglio cambiare la domanda? Per es.: Come avete scelto i brani da inserire nella scaletta del concerto? Il pubblico ha premiato le vostre scelte?)

Bella domanda….la prima cosa che abbiamo fatto per assicurarci che avremmo ottenuto il “prodotto” da noi pensato….aspetta….no, partiamo da qui…tieni presente che Tito Puente ha inciso 118 LP, Machito ne ha fatti più di cento, Tito Rodriguez sulla settantina…quindi nei nostri raccoglitori abbiamo oltre 2.500 “numeri”, o spartiti, o pezzi, come li vogliamo chiamare. Volendo, potremmo suonare ininterrottamente da qui al 2013, prima che finisca tutto il repertorio! In definitiva, abbiamo provato a selezionare 36 numeri, 12 per ogni artista. Ci sono band che suonano da vent’anni e non hanno nemmeno 12 successi, capisci? Quindi abbiamo cercato di estrapolare i brani che meglio rappresentavano i tre stili. Per quanto riguarda mio padre, l’ho visto meglio rappresentato da un tema popolare come il mambo in Cuban Fantasy e negli altri che sentirete nel corso del concerto. Per Tito Puente, avevamo El Cayuco, Complicación, Oye Como Va, El Palladium Days Mambo…Tito Rodriguez a nostro parere era da portare alla ribalta con splendidi cha cha cha come El Moldo de la Loca, oppure con un capolavoro come Avísale a mi Contrario. Ma i brani sono davvero tanti…e quando ti trovi con l’orchestra, alla fine devi fare una scelta. E quindi ci siamo messi a fare l’ultima selezione tenendo presente la necessità di un bilanciamento…ci serviva qualcosa di veloce, poi qualcosa di più lento, ma allo stesso tempo che tenesse vivo l’interesse del pubblico, poi ancora veloce, poi morbido… La cosa più difficile è stata in definitiva la selezione, che doveva attrarre anche una nuova generazione. Direi che ci siamo riusciti. In questi mesi stiamo girando molto anche in Europa e stiamo iniziando a vedere i risultati di questo lavoro. Siamo stati in Finlandia, a Roma, in Francia…principalmente per festival del jazz. E negli Stati Uniti abbiamo suonato da costa a costa: New York, Philadelphia, Chicago, Detroit, Los Angeles, San Francisco. E lavorare con i due Tito è stata davvero un’esperienza favolosa. A tutti quelli che mi chiedono com’è lavorare con loro rispondo sempre allo stesso modo: Tito è come il giorno, Tito è come la notte…e per me è il massimo, perché se entrambi fossero il giorno o entrambi la notte, non potremmo mai lavorare insieme. Dal momento che abbiamo questi due estremi e io mi posiziono tra loro, la relazione che abbiamo è estremamente bilanciata, poiché ciascuno ha una sua precisa personalità. Direi che abbiamo anche trovato un mezzo dove incontrarci in perfetta sintonia, che è la musica, sebbene ognuno di noi abbia una propria orchestra e progetti personali. Ma se c’è la possibilità di suonare insieme, questa per noi è la priorità.


Quali artisti sono per te i più rappresentativi per la storia della Salsa, o del Mambo?

Sai benissimo che devo nominare Machito, Puente e Rodriguez…ma anche Ray Barretto, Eddie Palmieri, Johnny Pacheco…mi piacciono molto Xavier Cougat, Josè Curbelo…. Sono quelli che hanno aperto una porta in modo che gli altri potessero entrare. Ora abbiamo artisti molto bravi come Marc Anthony, ad esempio, o Tito Nieves, che hanno portato questa musica ad un altro livello. Sono quelli che hanno contribuito e che contribuiscono maggiormente a far conoscere queste sonorità al mondo.


Oggi si usa molto la etichetta di salsa Dura o Salsa Brava, negli anni Settanta si utilizzava questa parola?

Sì, la chiamavano anche Salsa Monga…tutte queste etichette vengono dai musicisti, in generale, a cui piace la musica un po’ più aggressiva. Vedi, la musica la puoi suonare in tre modi. Puoi suonare prima del beat, sul beat, o dopo il beat. Quando dicono salsa monga, ad esempio, stanno suonando un ritmo un po’ behind/palante. Forse questi modi di suonare sono la ragione di queste definizioni. Come quando si parla di salsa romantica, oppure erotica…capisci?


Secondo te, cos’è la Salsa?

Come diceva Tito Puente…la salsa è di pomodoro…il ragù…la pasta Buitoni…o quella che vuoi per i rigatoni…chi più ne ha più ne metta! Il termine Salsa ha sempre racchiuso in sé tutto. E nella nostra cultura è anche un termine di apprezzamento. Se senti una musica che ti carica, puoi dire “Ehi, che salsa questo pezzo!”. Così come quando vedi una bella ragazza con un fisico da urlo non puoi trattenerti dal dire “Ragazzi!! Che salsa quella tipa!” . Ci sono sicuramente molti significati, io non ho problemi con il termine inteso in senso musicale…figurati che anche mio padre ha inciso un LP dal titolo “Machito and his Salsa Big Band”. Lui era un pioniere, ma accettava di essere chiamato salsero in tutto il mondo. Quindi….SALSA? Yeah! That’s allright with me!


È corretto dire che negli anni Cinquanta il Latin Jazz era più facilmente ballabile rispetto a molte produzioni odierne, rivolte più all'ascolto che al ballo?

Stasera avremo un esempio perfetto di questo…Cuban Fantasy, El Moldo de la Loca, Babarabatiri…tutto questo è jazz, jazz afro-cubano! Machito diceva: “Io suono quello che mi piace suonare, ma la mia musica è fatta per chi balla, e la faccio in modo che il ballerino si senta a suo agio, comodo nel ritmo”. Magari non c’è coro, non c’è il cantante, ed è un brano solo strumentale, però è molto ballabile, è jazz afro-cubano. Oggigiorno quando si suona latin jazz, o jazz afro-cubano, lo si fa principalmente per chi ama ascoltarlo. Per noi e per i nostri padri è l’esatto contrario.


Pensi che il reggaeton possa significare la fine della Salsa o è un genere che si può fondere con essa?

Io sto per uscire con una produzione reggaeton. Mio padre Machito aveva pubblicato un pezzo intitolato La Sopa de Pichón, quindi non farò altro che prendere quel pezzo e trasformarlo in un reggaeton. E per questo ho già contattato Fat Joe, lavorerò con Fulanito e senza dubbio collaborerò con Tito Puente Jr., che conosce molto bene il genere. E, sarò sincero, tutto questo perché, come dicono gli americani: “If you can’t beat them, join them!”.


E cosa pensi della nuova musica popolare ballabile cubana chiamata Timba?

A dire la verità, non mi pare che la timba sia un genere nuovo, secondo me la suonano da almeno cent’anni…Tata guínes, Los Papines…sono tutti miei amici e sono rumberos importanti e musicisti di rilievo, e come tali si sforzano di portare la musica in altre direzioni, un passo avanti, come ho già detto. A Cuba spopolano Los Van Van, portatori di ritmi nuovi…ma a ben guardare si tratta di ritmi basici ben precisi su cui i musicisti lavorano in continuazione. E la timba senza dubbio è sabrosa…perché è un genere da ballo.


Pensi che il futuro della salsa, del mambo moderno e del Latin Jazz sia nel boom del ballo che sta spopolando in tutto il mondo?

Sì, penso proprio sia così. Per quanto riguarda il latin jazz, ieri sera abbiamo avuto un esempio classico. La serata, inserita nel contesto di un festival jazz in Finlandia, vedeva come ospiti anche la Land of the Sun Orchestra di Charlie Haden, che ha appena vinto un Grammy come migliore orchestra latin jazz. È una musica così “sottile”, così bella, così…piena di pensiero, che rimani lì seduto a bocca aperta, senza poterti muovere. Una musica stupenda. Quando è salita sul palco la Big 3 Palladium Orchestra, con tutto quel ritmo trascinante, la gente si è alzata e ha cominciato a ballare. Questo è quello che voglio e che mi soddisfa…e penso che per fare in modo che il latin jazz abbia uno sviluppo ulteriore, forse sarebbe necessario legarlo maggiormente al ballo.


Quali sono i tuoi progetti futuri?

Come ti dicevo, ora sono in una fase reggaeton. Poi sto pensando di riproporre il lavoro dei Big 3 Palladium, ma questa volta con una registrazione in studio. Ho in programma un tour con la mia orchestra negli Stati Uniti non appena rientrerò dall’Europa: New York, Philadelphia, Cleveland, Boston, Washington D.C., fino a San Diego. Starò fuori casa sette settimane, ma non vedo l’ora perché per me portare musica alla gente è davvero importante. Come vedi gli impegni personali non mancano, ma per i Big 3 ho sempre la massima disponibilità, perché è un progetto molto importante per me.


È la prima volta che vieni in Italia?

No, figurati! Sono già venuto una marea di volte, soprattutto in vacanza! Sono stato a Perugia, Orvieto, Sanremo, Ischia, Verona, Venezia…è solo la seconda volta che vengo a Milano, e domani partiamo per Roma. Pensa che proprio vicino al Colosseo c’è la Piazza del Grillo…visto che è la piazza dei miei antenati, voglio andare a fare una foto! E in generale, sai cosa mi piace di più di questo paese? La lingua…è una lingua così sensuale e romantica. Quando chiedi a una donna delle informazioni su come arrivare da qualche parte, è così strano sentirsi dare la risposta in uno dei modi più sexy che tu abbia mai sentito. Sei lì e ti squagli in un secondo pensando che ti sei innamorato di lei solo perché ti ha detto due parole in quel modo! Quindi, la lingua è sicuramente un elemento di immenso fascino per me. E poi…abbiamo un sacco di donne latine molto belle o comunque affascinanti…pensa a Jennifer Lopez, o a Penelope Cruz…ma sai chi è per me la donna latina più affascinante in assoluto? Sofia Loren! Quindi, non posso che confermare che l’Italia è un paese meraviglioso con una splendida lingua e splendide donne!