Finalmente il gran giorno è arrivato e il mio sogno si sta avverando: incontrare e intervistare i Big 3 Palladium. Tito Rodriguez, Machito e Tito Puente, tre stelle incontrastate del firmamento del Mambo e della musica Latino Americana dagli anni ‘50 ai giorni nostri, erano i padri dei Big 3.
In questa serata fantastica, il Festival Latinoamericando ospita quello che si prospettava un concerto di livello molto alto (e così è stato, n.d.r.), per la rappresentatività dei musicisti e per i pezzi classici che sarebbero stati proposti nelle tre parti del concerto.
Gli artisti mi stavano aspettando nel back stage: con mia grande sorpresa, non avrebbero rilasciato un’intervista collettiva, come mi aveva invece preannunciato l’ufficio stampa del Festival, ma ogni artista si sarebbe gentilmente concesso per un’intervista one-to-one. Ognuno di loro si è aperto completamente e si è reso partecipe e disponibile alle numerose domande che avevo preparato con l’aiuto di Tommy Salsero.
Dopo il naturale imbarazzo iniziale davanti a nomi così importanti, inizio l’intervista con Tito Rodriguez Jr., un uomo posato e tranquillo, che mi mette immediatamente a mio agio con la sua estrema calma e simpatia.
Tito, raccontaci della tua carriera musicale e di come e quando è iniziato questo grande progetto.
Il progetto The Big 3 Palladium Orchestra, ha avuto inizio nel 2001, quando Mario Grillo-Machito Jr. decise di contattare me e Tito Puente Jr. parlandoci del suo sogno di creare un’orchestra che riproponesse i pezzi dei nostri genitori e dell’idea di condividere la selezione musicale di questi artisti per portare avanti la loro tradizione e farli conoscere alle nuove generazioni.
Quali sono stati i tuoi riferimenti musicali?
Ne ho avuti diversi…direi Tito Puente…e naturalmente, prima di tutti, mio padre, … ma a dire la verità io amo molto anche altri generi musicali. Sono stato un grande fan di Frank Sinatra, di Tony Bennett…amo l’orchestra di Count Basie…molti sorridono quando nomino James Taylor. La sua musica non è esattamente come quella che suono, ma ne sono affascinato, e mi piacciono molto i testi. La semplicità della sua musica è ciò che mi colpisce maggiormente…non nascondo che sono un suo grande fan.
In Italia conosciamo “Eclipse”, che viene spesso utilizzato per insegnare sala nelle scuole di ballo. Pensi di produrre un altro disco con questo bellissimo stile classico?
A dire la verità, proprio in questo periodo sto selezionando del materiale per un nuovo album. Posso anticipare che anche questo nuovo lavoro sarà sicuramente molto fruibile dal punto di vista del ballo.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Abbiamo firmato un nuovo contratto con la nostra casa discografica, la BPR….abbiamo date fissate per i concerti fino a fine anno e anche per il 2006…inoltre mi devo occupare del mio album. Direi che c’è molto da fare!
Hai mai pensato di cantare in coppia con Gilberto Santarosa tutti i successi di tuo padre?
Sembrerà strano ma l’ho già fatto. Gilberto è un grande fan di mio padre. Ed è soprattutto un caro amico. Con lui ho già suonato a Porto Rico. Il mio legame con Gilberto, anche dal punto di vista artistico, è molto forte. Capita che, soprattutto in occasione degli anniversari della morte di mio padre, Gilberto organizzi dei veri e propri “tribute shows”. Quindi più o meno ogni anno facciamo qualcosa insieme…un grande concerto…una serata danzante…dipende…
Che cosa pensi del nuovo boom della musica latina degli anni Settanta, e di quella degli anni Cinquanta come il mambo, e della ricerca che gli artisti stanno facendo per tornare alle radici di questa musica?
Non sono un grande fan di ciò che si produce attualmente, in termini di salsa, o diciamo mambo, che poi è il nostro genere. Non dico che sia male, intendiamoci, ma è comunque una versione….annacquata….diciamo così….di quello che suoniamo noi. Tutti abbiamo delle radici, e queste indubbiamente non cambiano. Sai, la musica è un ciclo…succede che la gente prova cose nuove, e queste cose diventano vecchie. Il ciclo si completa poiché i nuovi musicisti fanno riferimento al passato. Questa è una cosa positiva…la gente torna indietro nel tempo perché le nuove generazioni possano veramente capire da dove viene questa musica. Questo ciclo è molto importante.
Quali sono ancora oggi i musicisti più importanti per il tuo sviluppo come artista?
Come artista sicuramente Tito Puente. Ammiro il suo modo di essere un musicista completo. Ci sono ben pochi artisti così formati, in grado di scrivere, arrangiare, suonare. Lui è uno di loro. L’altro è Mario Bauza….e aggiungerei Ray Santos, un incredibile arrangiatore che ha collaborato con mio padre per moltissimi anni. E ora lavora per me.
Quali erano le principali differenze tra le tre orchestre del Palladium?
Bella domanda! È strano…suonavano tutte nello stesso periodo ma ogni orchestra aveva il suo “sapore”. L’orchestra di Tito Puente era modellata su un drummer, mentre l’orchestra di Tito Rodriguez aveva come punto di riferimento un cantante, così come quella di Machito. Quindi ogni segmento della nostra performance ha una propria identità, Ogni performer ha il suo feel…e gli spettatori lo sanno, ed è proprio questo che piace. Ognuno di noi suona per mezz’ora: senza dubbio tutto è mambo, ma ognuno lo interpreta con il suo stile.
Quali sono a tuo parere gli artisti più rappresentativi del mondo della salsa?
(Anthea provocatoria) I loro papà…
(Scoppia in una risata)….a parte loro tre che per me rimangono fantastici….non possiamo negare l’importanza di artisti come il Gran Combo, Cheo Feliciano….
Gilberto…
Gilberto…come nominarlo senza nominare Willy Rosario, dato che ha iniziato con lui. Gilberto ha il suo stile, mi piace molto, ma…è più….new wave...non so se mi capisci. Per tornare al discorso di prima, rappresenta ciò che sta succedendo in questi anni. A mio parere, è l’artista più bravo nel mantenere viva la tradizione, ma dando anche un nuovo gusto alle generazioni più giovani
Oggigiorno utilizziamo molto i termini “salsa dura” o “salsa brava”. Negli anni Settanta questi termini venivano usati?
Devo ripetere quello che affermò a suo tempo Tito Puente: la salsa è quella di pomodoro per gli spaghetti! È un termine molto commerciale, studiato per far conoscere questa musica al mondo, ma si tratta di mambo…son montuno…cha cha cha…è semplicemente questo…
Concordi con chi dice che negli anni Cinquanta il latin jazz era più semplice da ballare rispetto a molte produzioni odierne, più centrate sull’ascolto che sul ballo?
Penso che la musica dei nostri genitori fosse fondamentalmente diretta ai ballerini. Naturalmente conteneva parecchio jazz, ma se vi mettete ad ascoltare band come quelle di Perez Prado, di Machito…era indubbiamente musica per chi si voleva divertire ballando!
Pensi che il reggaeton possa rappresentare la fine della salsa…o del mambo…oppure rappresenta qualcosa che prima o poi si fonderà con questo stile?
Non conosco molto il reggaeton, non lo ascolto, quindi sono la persona meno adatta a rispondere a questa domanda.
(A questo punto mi viene chiesto di spegnere il registratore…)
Devo proprio dirlo…ODIO il reggaeton! (Altra risata generale)
Pensi che il futuro del mambo moderno e del latin jazz risieda nel boom delle sale da ballo, un fenomeno che sta diventando sempre più importante in tutto il mondo?
Sì, devo rispondere di sì…senza dubbio sta tornado tutto come dovrebbe essere. Ritengo che questa musica sia per chi balla. Abbiamo recentemente suonato al Blue Note, e la gente ballava. Ed è risaputo che il Blue Note è tutt’altro che una sala da ballo! Io penso che davvero stiamo tornando al passato, ed è così che deve essere.
Vuoi dire qualcosa agli amici de La Salsa Vive?
Certo! Voglio salutare tutti gli amici de Lasalsavive, è un onore per me essere qui a Milano con Tito Puente Jr. e Mario Grillo. Mi hanno raccontato di quanto siate entusiasti del genere musicale che suoniamo, ed è un vero piacere per me suonare per voi. E vorrei aggiungere questo…un grazie caloroso anche per il supporto che molti di voi hanno dato e continuano a dare alla musica di mio padre. Grazie infinite!
In questa serata fantastica, il Festival Latinoamericando ospita quello che si prospettava un concerto di livello molto alto (e così è stato, n.d.r.), per la rappresentatività dei musicisti e per i pezzi classici che sarebbero stati proposti nelle tre parti del concerto.
Gli artisti mi stavano aspettando nel back stage: con mia grande sorpresa, non avrebbero rilasciato un’intervista collettiva, come mi aveva invece preannunciato l’ufficio stampa del Festival, ma ogni artista si sarebbe gentilmente concesso per un’intervista one-to-one. Ognuno di loro si è aperto completamente e si è reso partecipe e disponibile alle numerose domande che avevo preparato con l’aiuto di Tommy Salsero.
Dopo il naturale imbarazzo iniziale davanti a nomi così importanti, inizio l’intervista con Tito Rodriguez Jr., un uomo posato e tranquillo, che mi mette immediatamente a mio agio con la sua estrema calma e simpatia.
Tito, raccontaci della tua carriera musicale e di come e quando è iniziato questo grande progetto.
Il progetto The Big 3 Palladium Orchestra, ha avuto inizio nel 2001, quando Mario Grillo-Machito Jr. decise di contattare me e Tito Puente Jr. parlandoci del suo sogno di creare un’orchestra che riproponesse i pezzi dei nostri genitori e dell’idea di condividere la selezione musicale di questi artisti per portare avanti la loro tradizione e farli conoscere alle nuove generazioni.
Quali sono stati i tuoi riferimenti musicali?
Ne ho avuti diversi…direi Tito Puente…e naturalmente, prima di tutti, mio padre, … ma a dire la verità io amo molto anche altri generi musicali. Sono stato un grande fan di Frank Sinatra, di Tony Bennett…amo l’orchestra di Count Basie…molti sorridono quando nomino James Taylor. La sua musica non è esattamente come quella che suono, ma ne sono affascinato, e mi piacciono molto i testi. La semplicità della sua musica è ciò che mi colpisce maggiormente…non nascondo che sono un suo grande fan.
In Italia conosciamo “Eclipse”, che viene spesso utilizzato per insegnare sala nelle scuole di ballo. Pensi di produrre un altro disco con questo bellissimo stile classico?
A dire la verità, proprio in questo periodo sto selezionando del materiale per un nuovo album. Posso anticipare che anche questo nuovo lavoro sarà sicuramente molto fruibile dal punto di vista del ballo.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Abbiamo firmato un nuovo contratto con la nostra casa discografica, la BPR….abbiamo date fissate per i concerti fino a fine anno e anche per il 2006…inoltre mi devo occupare del mio album. Direi che c’è molto da fare!
Hai mai pensato di cantare in coppia con Gilberto Santarosa tutti i successi di tuo padre?
Sembrerà strano ma l’ho già fatto. Gilberto è un grande fan di mio padre. Ed è soprattutto un caro amico. Con lui ho già suonato a Porto Rico. Il mio legame con Gilberto, anche dal punto di vista artistico, è molto forte. Capita che, soprattutto in occasione degli anniversari della morte di mio padre, Gilberto organizzi dei veri e propri “tribute shows”. Quindi più o meno ogni anno facciamo qualcosa insieme…un grande concerto…una serata danzante…dipende…
Che cosa pensi del nuovo boom della musica latina degli anni Settanta, e di quella degli anni Cinquanta come il mambo, e della ricerca che gli artisti stanno facendo per tornare alle radici di questa musica?
Non sono un grande fan di ciò che si produce attualmente, in termini di salsa, o diciamo mambo, che poi è il nostro genere. Non dico che sia male, intendiamoci, ma è comunque una versione….annacquata….diciamo così….di quello che suoniamo noi. Tutti abbiamo delle radici, e queste indubbiamente non cambiano. Sai, la musica è un ciclo…succede che la gente prova cose nuove, e queste cose diventano vecchie. Il ciclo si completa poiché i nuovi musicisti fanno riferimento al passato. Questa è una cosa positiva…la gente torna indietro nel tempo perché le nuove generazioni possano veramente capire da dove viene questa musica. Questo ciclo è molto importante.
Quali sono ancora oggi i musicisti più importanti per il tuo sviluppo come artista?
Come artista sicuramente Tito Puente. Ammiro il suo modo di essere un musicista completo. Ci sono ben pochi artisti così formati, in grado di scrivere, arrangiare, suonare. Lui è uno di loro. L’altro è Mario Bauza….e aggiungerei Ray Santos, un incredibile arrangiatore che ha collaborato con mio padre per moltissimi anni. E ora lavora per me.
Quali erano le principali differenze tra le tre orchestre del Palladium?
Bella domanda! È strano…suonavano tutte nello stesso periodo ma ogni orchestra aveva il suo “sapore”. L’orchestra di Tito Puente era modellata su un drummer, mentre l’orchestra di Tito Rodriguez aveva come punto di riferimento un cantante, così come quella di Machito. Quindi ogni segmento della nostra performance ha una propria identità, Ogni performer ha il suo feel…e gli spettatori lo sanno, ed è proprio questo che piace. Ognuno di noi suona per mezz’ora: senza dubbio tutto è mambo, ma ognuno lo interpreta con il suo stile.
Quali sono a tuo parere gli artisti più rappresentativi del mondo della salsa?
(Anthea provocatoria) I loro papà…
(Scoppia in una risata)….a parte loro tre che per me rimangono fantastici….non possiamo negare l’importanza di artisti come il Gran Combo, Cheo Feliciano….
Gilberto…
Gilberto…come nominarlo senza nominare Willy Rosario, dato che ha iniziato con lui. Gilberto ha il suo stile, mi piace molto, ma…è più….new wave...non so se mi capisci. Per tornare al discorso di prima, rappresenta ciò che sta succedendo in questi anni. A mio parere, è l’artista più bravo nel mantenere viva la tradizione, ma dando anche un nuovo gusto alle generazioni più giovani
Oggigiorno utilizziamo molto i termini “salsa dura” o “salsa brava”. Negli anni Settanta questi termini venivano usati?
Devo ripetere quello che affermò a suo tempo Tito Puente: la salsa è quella di pomodoro per gli spaghetti! È un termine molto commerciale, studiato per far conoscere questa musica al mondo, ma si tratta di mambo…son montuno…cha cha cha…è semplicemente questo…
Concordi con chi dice che negli anni Cinquanta il latin jazz era più semplice da ballare rispetto a molte produzioni odierne, più centrate sull’ascolto che sul ballo?
Penso che la musica dei nostri genitori fosse fondamentalmente diretta ai ballerini. Naturalmente conteneva parecchio jazz, ma se vi mettete ad ascoltare band come quelle di Perez Prado, di Machito…era indubbiamente musica per chi si voleva divertire ballando!
Pensi che il reggaeton possa rappresentare la fine della salsa…o del mambo…oppure rappresenta qualcosa che prima o poi si fonderà con questo stile?
Non conosco molto il reggaeton, non lo ascolto, quindi sono la persona meno adatta a rispondere a questa domanda.
(A questo punto mi viene chiesto di spegnere il registratore…)
Devo proprio dirlo…ODIO il reggaeton! (Altra risata generale)
Pensi che il futuro del mambo moderno e del latin jazz risieda nel boom delle sale da ballo, un fenomeno che sta diventando sempre più importante in tutto il mondo?
Sì, devo rispondere di sì…senza dubbio sta tornado tutto come dovrebbe essere. Ritengo che questa musica sia per chi balla. Abbiamo recentemente suonato al Blue Note, e la gente ballava. Ed è risaputo che il Blue Note è tutt’altro che una sala da ballo! Io penso che davvero stiamo tornando al passato, ed è così che deve essere.
Vuoi dire qualcosa agli amici de La Salsa Vive?
Certo! Voglio salutare tutti gli amici de Lasalsavive, è un onore per me essere qui a Milano con Tito Puente Jr. e Mario Grillo. Mi hanno raccontato di quanto siate entusiasti del genere musicale che suoniamo, ed è un vero piacere per me suonare per voi. E vorrei aggiungere questo…un grazie caloroso anche per il supporto che molti di voi hanno dato e continuano a dare alla musica di mio padre. Grazie infinite!
1 commento:
Great work.
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